La qualità dell’aria può essere compromessa da diverse fonti inquinanti, sia interne che esterne, responsabili di agenti chimici, fisici e biologici di differente pericolosità, concentrazione e tipologia.
In merito all’inquinamento indoor, il Ministero della Salute ha fornito una spiegazione esaustiva di questo fenomeno: “La modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo”.
Tipologie di inquinanti
Gli agenti chimici più diffusi e pericolosi sono il monossido di carbonio, il fumo di tabacco, ossidi di zolfo e azoto, ozono, i VOC (Composti Organici Volatili), gli antiparassitari. Alcuni materiali edili, vernici, arredi e detergenti per la pulizia sono i diretti responsabili di questa categoria di inquinanti.
Gli agenti biologici sono microrganismi, viventi e non, presenti in ambiente, come muffe, batteri, spore fungine, polline e parassiti vari.
Gli acari sono responsabili di allergie respiratorie: questi organismi si annidano nelle nostre case, specialmente sulle poltrone e tappeti.
La proliferazione delle muffe è dovuta all’umidità e scarsa ventilazione.
Per gli agenti fisici, come il Radon, va prestata particolare attenzione agli ambienti interrati o sotterranei, che devono essere costruiti o aerati con particolari attenzioni.
Il Radon
Origine e rischi per la salute
Il Radon è un gas radioattivo immesso nell’aria ambiente e proveniente dal decadimento dell’Uranio presente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione.
Tende ad accumularsi negli ambienti confinati (ambienti indoor), dove in alcuni casi può raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio significativo per la salute degli occupanti. Infatti, è ritenuto la seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo di tabacco e ad esso sono attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi (da 1.500 a 5.500 stimati per la sola Italia all’anno).
Edifici a rischio
Gli edifici critici sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o altamente permeabili e che impiegano materiali da costruzione come tufo, pozzolane e graniti. Pertanto, l’Italia rappresenta un Paese a rischio ma non risulta ancora tutelata sul piano normativo, mentre in altri Paesi Europei la legge fissa già determinati livelli di concentrazione massimi, oppure al di sopra dei quali effettuare azioni di risanamento, oltre che in ambienti di lavoro nelle abitazioni.
La concentrazione di Radon presente negli ambienti dipende da numerosi fattori, tra i quali la tipologia e il grado di ventilazione.
Una delle cause principali per la quale aria ricca di Radon transita dal suolo verso l’interno degli ambienti è la depressione che si viene a creare tra i locali ed il suolo, in conseguenza della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio (effetto camino). Più pronunciata è questa differenza, maggiore è la depressione interna e la concentrazione del gas.
In base all’esperienza è però possibile individuare alcuni fattori comuni e peculiari degli edifici con maggiori problemi in materia:
- Edifici fabbricati in zone con terreni cristallini fortemente permeabili;
- Pavimentazioni con ridotto isolamento e/o pareti poste a diretto contatto con il terreno o con una cantina poco ventilata;
- Edifici storici con mura di pietrisco molto spesse, attraverso le quali il Radon può diffondersi ai piani alti;
- Sistemi di ventilazione in depressione nelle cantine, grotte o in prossimità di crepe nel terreno;
- Impianti di riscaldamento a pavimento a diretto contatto con il terreno.
Strategie per la prevenzione e mitigazione del Radon
Nella pianificazione di un risanamento del Radon in un edificio esistente e di un’azione preventiva in una nuova costruzione, l’obiettivo principale è impedire o limitare l’ingresso del gas dal suolo verso gli ambienti interni. In termini operativi sono disponibili varie soluzioni, più o meno invasive.
Depressurizzazione del suolo
Indurre una depressione direttamente nel suolo è una delle tecniche maggiormente consigliate in caso di concentrazioni molto elevate. Sotto la superficie dell’edificio viene ricavato un piccolo ambiente collegato a un ventilatore di espulsione, in modo tale che il Radon sia immesso direttamente in atmosfera e impedendo che entri all’interno dell’edificio.
Ricambio attivo d’aria ambiente
Eseguire un ricambio meccanico dell’aria interna contribuisce a diluire il gas presente. Questa tecnica, oltre a risolvere il problema del Radon, contribuisce con opportuni accorgimenti (stadi di filtrazione ed eventuale depurazione) a migliorare il complesso della qualità dell’aria interna.
Pressurizzazione dell’edificio o di parte di esso
Mettere in pressione positiva l’intero edificio o parte di esso rispetto all’ambiente esterno, permette di contrastare la risalita del Radon dal suolo.
Ventilazione del vespaio
Ventilare il vespaio è un metodo perseguibile quando è presente un vespaio tradizionale o un sistema Cupolex al di sotto dell’edificio. Aumentando la ventilazione dell’intercapedine si diluisce il Radon presente e di conseguenza viene trasferito nell’edificio in quota inferiore. L’incremento della ventilazione può essere realizzato aumentando il numero delle bocchette di aerazione ed eventualmente applicando un ventilatore.
Sigillatura delle vie di ingresso
La sigillatura, operazione di chiusura di tutte le possibili vie di ingresso, può essere parziale, cioè a carico delle fessure, delle giunzioni e dei passaggi delle distribuzioni impiantistiche, oppure totale, cioè eseguita su tutta la superficie di contatto con il suolo. Si impiegano particolari materiali polimerici per la sigillatura parziale e fogli di materiale impermeabile al Radon per la sigillatura totale.
La VMC in risposta al Radon
In una nuova costruzione e ancora di più in caso di risanamento, un sistema di ventilazione meccanica controllata consente di risolvere le criticità del Radon in maniera efficiente, evitando invasivi e onerosi interventi alle strutture e ai componenti architettonici.
Gli impianti VMC a doppio flusso, a differenza di quelli a singolo flusso, si prospettano come la migliore soluzione per questo campo d’applicazione, assolvendo la maggior parte delle funzioni necessarie per la prevenzione e mitigazione dell’inquinante in oggetto. Il vantaggio è riservato dalla possibilità di gestire un flusso d’aria d’immissione e uno d’estrazione, dunque dal controllo indipendente dei parametri di portata volumetrica e pressione in più ambienti differenti.
A livello preliminare, una soluzione potrebbe essere quella di mettere in sovrappressione l’intero edificio, con il duplice vantaggio di contrastare l’ingresso di Radon e delle infiltrazioni d’aria esterna, quest’ultime complici di un aumento dei fabbisogni termici ed energetici.
Il beneficio ottenuto con questa tecnologia, a differenza di un semplice sistema di ventilazione, ha il vantaggio di essere un’operazione energeticamente efficiente, in quanto il ricambio dell’aria è assistito da un recupero di calore con rendimenti spesso superiori al 90%, limitando al minimo le dispersioni termiche e valorizzando sensibilmente la classe energetica dell’edificio.
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